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Alberto Sed
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Alberto Sed
n6:tableOfContents
1 - La retata2 - San Gregorio3 - I vagoni per Auschwitz4 - I vestitii a strisce5 - La famiglia nei forni crematori6 - A54917 - Morte sicura per le mamme con bambini8 - Lavoro fisico9 - Dai massi alle patate10 - Punizioni11 - Lotta per la sopravvivenza12 - Miniera di carbone13 - Efrati, un pugile a Auschwitz
dc:date
1996 apr. 17
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non fiction
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n10:
n6:abstract
<p>Intervista realizzata il 17 aprile 1996 a Roma da Marcello Pezzetti, nell'ambito del progetto "Intervista alla storia" (vedi scheda relativa) L'intervista si svolge a casa di Alberto Sed, che racconta le circostanze dell'arresto per mano dei fascisti che stavano effettuando una retata per prendere tutti gli ebrei e avevano ricevuto una soffiata sul posto in cui si nascondevano. Alberto e i fratelli non vengono portati a Regina Coeli, ma a San Gregorio, perché erano minoreni. Quest'ultimo dato non li salverà comunque dall'invio a Fossoli e successivamente a Auschwitz. In quest'ultimo campo di sterminio avviene la divisione in uomini e donne appena scesi dai vagoni bestiame. Quindi la doccia, la privazione di ogni avere, i vestiti a strisce, la rasatura, fino alla morte della madre e del resto della famiglia nelle camere a gas. Mentre lavora alla Rampa, Alberto, insieme ad altri, cerca di salvare qualche mamma dai forni crematori convincendole a lasciare loro il bambino: un'impresa disperata, ma l'unica possibile date le condizioni. Alberto risponde alle domande sulla presenza di un'orchestra e sulle innumerevoli selezioni. Il lavoro fisico da deportato per lui ha significato scaricare massi da un vagone, passando poi alle ben più leggere patate. Ma Alberto ha lavorato anche una decina di giorni ai forni crematori, dove portava carrrelli con la legna e riportava indietro i vestiti che c'erano lì. Nessun gesto umano da parte dei tedeschi, ma "un gesto umano non l'hai visto nemmeno tra di noi, perché lì era la sopravvivenza, non c'è niente da fare...". Dopo un po' di tempo Alberto viene trasferito in un sottocampo dove c'era una miniera di carbone. Dalle pieghe della sua memoria emergono anche il racconto dei suoi incontri di boxe nel campo e il ricordo del pugile deportato, Efrati.</p>
skos:altLabel
Intervista a Alberto Sed - 2
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