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Diamantina Salonicchio
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Diamantina Salonicchio
n4:tableOfContents
1 - Padre rigattiere2 - Le leggi razziali3 - Tedeschi a Trieste4 - L'ospite sarto5 - La spiata6 - Bergen-Belsen7 - "Cataste di morti"8 - Rachele Mustachi9 - Il dolore nel cuore
dc:date
1995 lug. 26
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non fiction
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n5:
n4:abstract
<p>Intervista realizzata il 26 luglio 1995 a Trieste da Marcello Pezzetti, nell'ambito del progetto "Intervista alla storia" (vedi scheda relativa) Diamantina Vivante Salonicchio nasce a Trieste l'8 ottobre 1928, da Zaccaria e Alessandra Salonicchio, giunti in Italia da Corfù. La mamma è casalinga, il padre ha una rigatteria. Oltre a Diamantina, ci sono Giulia, Ester e Enrichetta, più il fratello Moisè. La famiglia, ebrea corfiota osservante, s'inserisce bene nella comunità ebraica triestina. Le leggi razziali per tutti loro significano: via da scuola, via dal lavoro, l'impossibilità di entrare in un bar... Dopo l'8 settembre, i tedeschi arrivati a Trieste appongono dei sigilli alla loro casa. Senza più un domicilio trovano ospitalità presso un sarto, non ebreo, che in cambio fa lavorare gratis le quattro sorelle, fino a quando la moglie del medesimo fa una spiata ai tedeschi. Per la famiglia, in fasi diverse, si aprono le porte del Coroneo, dove il regime carcerario, spiega Diamantina, è tutto sommato sopportabile. Nel febbraio '45, tuttavia, vengono portate in camion fino a Ponteba e poi caricate su un carro bestiame. Per Diamantina - con mamma e sorelle che non rivedrà mai più - la destinazione è Bergen-Belsen, e la prima cosa che vede e ricorda sono "cataste di morti". La liberazione per lei giungerà a Hannover, dove arriva in marcia forzata insieme ai tedeschi in fuga. Il dolore, quello, le rimarrà per sempre accanto.</p>
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Intervista a Diamantina Salonicchio
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