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Luciana Nissim
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Luciana Nissim
n5:tableOfContents
1 - Dati anagrafici suoi e della famiglia di origine2 - La vita tra Biella e Torino3 - Le leggi razziali del '384 - La vita universitaria e gli amici5 - L'8 settembre e la decisione di scappare da Biella6 - L'esperienza con i partigiani7 - L'arresto il 13 dicembre '438 - L'arrivo a Fossoli e la vita al campo9 - La deportazione10 - L'arrivo ad Auschwitz-Birkenau11 - Le procedure di ingresso e la quarantena12 - La destinazione presso l'infermeria del campo13 - Il trasferimento a Hessisch Lichtenau14 - Il trasferimento a Lipsia15 - La fuga16 - L'incontro con i militari americani17 - Il lavoro presso il campo di accoglienza di Grimma18 - Il ritorno in Italia
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1995 lug. 17
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non fiction
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n6:
n5:abstract
<p>L'intervista a Luciana Nissim è stata realizzata il 17/07/1995 al campo di Fossoli,  da Marcello Pezzetti, nell'ambito del progetto "Interviste alla storia" (v. scheda relativa).<br /><br />Luciana Nissim nasce a Torino nell'ottobre del 1919, da Davide Nissim, di Vercelli, e Cesira Muggia, di Torino ed è la maggiore di altre due sorelle. Il padre, laureato in legge, è commerciante di lana grezza a Biella, dove la famiglia vive e Luciana frequenta la scuola pubblica. Racconta la sua giovinezza, alcuni sgradevoli episodi di antisemitismo da parte di coetanei, ma di fatto un sereno inserimento nella vita sociale di relazione. Luciana descrive il cambiamento prodotto dalle leggi razziali del '38, le sorelle costrette a lasciare la scuola, mentre il padre continua il lavoro in proprio e lei frequenta l'università a Torino, per lei è più umiliante l'aspetto ideologico delle leggi razziali, che la reale percezione di una discriminazione: prosegue gli studi universitari a Torino fino alla laurea. Dopo l'8 settembre, la famiglia inizia a pensare dove nascondersi e si trasferisce a Bresson in Valle D'Aosta: qui Luciana decide di unirsi ai partigiani insieme all'amica Vanda Maestro e il 13 dicembre del '43 è arrestata dai fascisti e trattenuta per un mese nella caserma della milizia ad Aosta. Luciana,  insieme ai compagni tra i quali Primo Levi, è trasferita in treno al campo di Fossoli: il ricordo della vita a Fossoli è quasi piacevole, è insieme ai suoi compagni ed amici, lavorano insieme alle attività del campo, crede di essere lì in quanto antifascista e partigiana. Il 22 febbraio Luciana viene deportata ad Auschwitz: descrive il viaggio in treno e l'arrivo di notte al campo il 26 febbraio: la prima selezione sulla Judenrampe, l'ingresso a piedi nel campo fino alla Sauna, la privazione dei vestiti, l'interrogatorio, il tatuaggio per l'immatricolazione. Luciana dichiara di essere medico, così viene destinata all'infermeria dopo il periodo di quarantena: racconta la vita al campo, il passaggio ai vari reparti sanitari, la mancanza di strumenti terapeutici, fino al settembre del '44, quando si offre per andare a Hessich Lichtenau, una dipendenza di Buchenwald, a lavorare nell'infermeria di un campo di lavoro per prigioniere ungheresi. Ai primi di aprile del '45, sotto la pressione dell'esercito americano, sono trasferite a Lipsia: da qui sono costrette a muoversi a causa dell'approssimarsi dei sovietici e durante una marcia di trasferimento Luciana e una compagna, Enna, riescono a scappare e a rifugiarsi presso un gruppo di profughi francesi, fino all'arrivo degli americani il 25 aprile '45, trova sistemazione nel campo di accoglienza nella città di Grimma (Sassonia) dove assiste i prigionieri liberati fino al ritorno in Italia.</p>
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Intervista a Luciana Nissim a Fossoli
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