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Dino Italo Levi
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Dino Italo Levi
n3:tableOfContents
1 - Dati anagrafici suoi e della famiglia di origine 2 - La vita a Trieste, le vicende di famiglia, l'educazione 3 - Le difficoltà di essere figlio di un matrimonio misto 4 - L'adolescenza e le associazioni fasciste 5 - Le leggi razziali del '38, l'espulsione dalle associazioni e l'emarginazione 6 - L'incarico presso la nuova scuola ebraica di Trieste 7 - L'8 Settembre '43 8 - I rastrellamenti e le deportazioni 9 - Lo stratagemma per evitare arresto e deportazione 10 - Il trasferimento nei campi di lavoro in Germania 11 - Espedienti per evitare lavori pesanti 12 - Il ritorno a casa e la ricongiunzione della famiglia
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1996 apr. 25
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non fiction
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n17:
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<p>L'intervista a Italo Dino Levi è stata realizzata il 25/04/1996 a Trieste da Marcello Pezzetti, nell'ambito del progetto "Interviste alla storia" (v. scheda relativa). Dino Levi nasce a Trieste il 31 Gennaio 1919 da Beniamino Levi e Valeria Covarcich, ha due sorelle. Il padre è importatore di spezie; tra il '24 e il '25 l'attività subisce un tracollo economico: la famiglia passa bruscamente da una situazione di benessere a quella del disagio economico. Dino ricorda le difficoltà della sua infanzia, non solo quelle economiche della sua famiglia, ma anche quelle di inserimento sociale, in quanto il padre è ebreo e la madre cattolica, così si trova a disagio sia nell'ambiente cattolico, in quanto ebreo, che nell'ambiente ebraico, perché nato da un matrimonio misto. Descrive la composita comunità ebraica di Trieste. Dino Levi frequenta le associazioni giovanili fasciste con entusiasmo, ma nel '36 con gli accordi Roma Berlino si rafforzano dubbi e preoccupazioni, sempre nella convinzione che in Italia non può accadere quello che accade in Germania: chi ha risorse economiche comincia a lasciare il paese, chi non può permetterselo coltiva la speranza che in Italia gli ebrei non saranno perseguitati. Nel '38 Dino appena diplomato vede sfumare le sue possibilità di insegnamento a causa delle leggi razziali e si arrangia con lavori di fortuna. Intanto a Trieste un gruppo di ebrei decide di aprire una scuola ebraica per accogliere gli studenti espulsi dalla scuola pubblica,dove ciascuno contribuisce in base alle proprie possibilità: qui Dino trova lavoro come insegnante. Racconta del crescente disagio seguito alle leggi razziali, delle manifestazioni di solidarietà e di quelle di emarginazione. Dopo l'8 settembre del '43 la scuola ebraica è chiusa e Dino si arrangia con lavori saltuari di produzione artistica per sostenere la madre, mentre il padre e le sorelle si sono rifugiati uno a Roma, e le altre in Veneto da parenti. Con l'inizio dei rastrellamenti e delle deportazioni Dino vive nascosto anche presso parenti. Per evitare l'arresto come ebreo, prova a presentarsi volontario sperando di essere riformato per motivi di salute: viene riconosciuto come ebreo, evita fortunosamente l'internamento nella Risiera di S. Sabba e viene spedito a Berchtsgaden in Germania come prigioniero civile in un campo di lavoro: qui per evitare i lavori pesanti, sfrutta equivoci e viene inviato prima a Muhldorf poi a Altoetting. Racconta di altri trasferimenti e degli espedienti per ottenere buone condizioni di prigionia.</p>
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Intervista a Dino Italo Levi
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