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Raimondo Di Neris
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Raimondo Di Neris
n3:tableOfContents
1 - Dati anagrafici suoi e della famiglia di origine2 - La vita a Roma3 - 1938: impatto delle leggi razziali e confino a Favignana4 - Ritorno a Roma, la taglia dell'oro e la reatata del 16 Ottobre'435 - Vita a Roma fino all'arresto del 5 Aprile' 446 - Il trasferimento a Fossoli7 - La deportazione a Birkenau8 - Vita e lavoro a Birkenau9 - Il padre e il fratello Settimio ad Auschwitz10 - Trasferimento a Mauthausen-Gusen11 - Liberazione sovietica del 5 Maggio '4512 - Le prime cure a Linz e a Mauthausen13 - Ritorno a Roma, le cure e l'incontro con i parenti
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1995 lug. 13
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non fiction
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<p style="margin-bottom: 0cm;">L'intervista a Raimondo Di Neris è stata realizzata il 13/07/1995 a Roma da Marcello Pezzetti, nell'ambito del progetto "Interviste alla storia" (v. scheda relativa).<br /><br />Raimondo di Neris nasce a Roma il 09 Settembre 1920 da Samuele Di Neris e Rosa Calò. La famiglia composta dai genitori e otto figli (Bellina, Eugenio, Raimondo, Emilia, Rina, Gastone e Pellegrino Di Neris) vive nel ghetto di Roma a Teatro Marcello. Il padre è stracciarolo, la madre sta in casa e saltuariamente svolge dei lavori a Piazza Vittorio. Raimondo con i fratelli maschi lavora vendendo lacci e fettucce a Piazza Vittorio, senza licenza, con frequenti interruzioni per sequestri della merce da parte delle guardie. La famiglia vive in serie  difficoltà economiche. Nel 1927  si trasferisce a San Lorenzo nelle case popolari, a causa degli scavi archeologici a Monte Marcello. Nel 1933 la madre Rosa muore per un ictus. Nel 1938 il padre perde la licenza di ambulante e Raimondo ricorda gli episodi di intolleranza verso gli ebrei: un giorno reagisce alle ingiurie con una rissa e per questo è arrestato e portato a Regina Coeli. Qui resta per quasi 4 mesi, poi inizia una tradotta per raggiungere Favignana, passando per Napoli, Palermo e Trapani, dove trascorre 2 anni al confino per lesioni ad un antisemita. Torna a Roma nel '41 dove riprende l'attività abusiva di ambulante e si trasferisce a vivere presso la famiglia della fidanzata. Per un breve periodo è precettato per i lavori sul Tevere, poi torna a fare l'ambulante. Raimondo ricorda la taglia dell'oro e la retata al  ghetto del  16 ottobre '43: riesce a fuggire e per alcuni mesi a vivere in clandestinità, quando il 05 Aprile del '44 viene fermato per strada e portato a Regina Coeli. Dopo sei giorni viene trasferito a Fossoli dove rimane per più di un mese, per essere poi deportato da Carpi in Polonia. Descrive il viaggio e l'arrivo a Birkenau, la prima selezione e l'incontro con Mengele, la separazione dal padre della sua fidanzata, il tatuaggio del numero. L'intervista continua con la descrizione dei lavori forzati, dellla vita al campo e della presa di consapevolezza dell'esistenza dei forni crematori e delle camere a gas. L'avvicinarsi dell'esercito sovietico obbliga i prigionieri al trasferimento e Raimondo è portato a Mauthausen-Gusen. A Mauthausen resta per 50 giorni lavorando alla cava e al trasporto del carbone, poi si sposta a Gusen e Gusen II dove si spaccia per meccanico e ottiene un lavoro in fabbrica. Qui rimane fino alla liberazione il 05 Maggio del '45. Raimondo è ricoverato prima a Linz, poi di nuovo a Mauthausen: racconta di alcuni episodi di rappresaglia da parte di ex prigionieri sovietici verso i loro carcerieri, interrotti dall'arrivo dei soldati americani. Terminata la convalescenza torna a Roma dove ritrova le sorelle e la fidanzata.</p>
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Intervista a Raimondo Di Neris
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