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Di Porto Giuseppe
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Di Porto Giuseppe
n4:tableOfContents
1 - Dati anagrafici suoi e della famiglia di origine 2 - La vita a Roma 3 - 1938: l'impatto delle leggi razziali 4 - Il lavoro precettato lungo il Tevere 5 - La taglia dell'oro 6 - 1943: trasferimento a Genova in cerca di lavoro 7 - Arresto: Carcere di Marassi e San Vittore a Milano 8 - La deportazione 9 - Monowitz: vita nel campo e lavoro 10 - Evacuazione di Auschwitz: la fuga 11 - L'incontro con i sovietici e avvio al lavoro 12 - Ritorno in Italia a Roma 13 - Matrimonio e i figli 14 - Incredulità sulla sua sopravvivenza
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1995 giu. 28
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non fiction
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<p>L'intervista a Giuseppe Di Porto è stata realizzata il 28/06/1995 a Roma da Liliana Picciotto , nell'ambito del progetto "Interviste alla storia" (v. scheda relativa).<br /><br />Giuseppe Di Porto nasce a Roma il 3 Giugno 1923 da Sabatino Di Porto e Letizia Sed Piazza. La famiglia composta da madre padre e otto figli, vive a Roma da generazioni e abita in via della Reginella. Il padre fa l'ambulante, ma nel 1938, a causa delle leggi razziali, perde la licenza e si adatta a fare diversi mestieri, Giuseppe e un fratello si mettono a lavorare per dare un sostegno ai propri familiari. Ricorda i primi episodi di discriminazione. Nel 1941 Giuseppe è precettato per il lavoro lungo gli argini del Tevere. Prima delll'8 Settembre 1943 tenta di raggiungere Napoli, ma non riesce a passare le linee. Nell'Ottobre del '43 si trasferisce insieme al cugino Amedeo Di Porto presso amici a Genova in cerca di lavoro. Viene a sapere dei fatti di Roma del 16 Ottobre e prende contatto con la famiglia, che in quella circostanza è riuscita a scappare. In seguito alla retata alla Sinagoga di Genova del 3 Novembre 1943, Giuseppe e Amedeo sono arrestati in casa mentre si preparano a fuggire. In dicembre sono trasferiti a Milano nel carcere di S. Vittore. Cinque gfiorni dopo sono deportati ad Auschwitz direttamente dalla Stazione Centrale. All'arrivo affrontano la prima selezione e l'iimatricolazione e sono avviati al lavoro a Monowitz. Racconta i tanti mesi di lavoro trascorsi nel campo e gli incontri con gli altri prigionieri italiani. Supera altre sellezioni periodiche. Il 18 Gennaio '45 il campo viene evacuato e i prigionieri in marcia si dirigono verso la Germania. Dopo tre giorni di cammino si fermano in una radura e Giuseppe capisce che stanno per essere uccisi. Scappa con il cugino Amedeo, che viene colpito, mentre lui riesce a fuggire. Durante la fuga incontra un prigioniero jugoslavo con il quale raggiunge Glewitz e da lì a piedi Chestochova.<br />Al centro di smistamento di Chestochova incontra altri ebrei italiani reduci dai campi e sono avviati ai lavori di scavo di trincee per l'esercito sovietico, fino ai primi di Ottobre del '45.<br />Tornato a Roma, viene a sapere che il padre è stato preso nel Marzo del '44, deportato e ucciso ad Auschwitz. Sposa Marisa Di Porto, anche lei sopravvissuta ai campi di sterminio, figlia di Giacomo e Adelaide Di Porto: Giacomo muore alle Fosse Ardeatine, mentre Adelaide con tre dei suoi figli  viene deportata ad Auschwitz</p>
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Intervista a Giuseppe Di Porto
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